Musicoterapia

“La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.”

(definizione della Word Confederation of Music Terapy)

La musicoterapia più che occuparsi di musica si occupa di relazione. La nostra società di consumo considera spesso l’ambito musicoterapico vicino alle altre medicine alternative complementari. Questo spesso ha creato, e crea, l’idea comune che la musicoterapia sia una specie di messaggio o bagno musicale che rilassa la persona. Spesso  sia il mondo medico che i pazienti hanno la fantasia che la musicoterapia sia una semplice tecnica per il rilassamento o per attività ludiche, un momento nel quale il paziente si sente bene e nel quale il suo dolore sparisce. Questo spesso è dovuto alla totale disinformazione soprattutto nel campo medico ed educativo. Sicuramente i primi studi si sono sviluppati sull’ utilizzo della musica funzionale, dunque su come l’esperienza sonora musicale possa influire sullo stato psicofisico della persona ed in generale sul comportamento. Del resto numerosi studi soprattutto in ambito di neuroscienze hanno ampiamente dimostrato come l’esperienza sonora influisca in diverse aeree del cervello e come anche nello sviluppo neuro plastico del cervello le esperienze sonoro musicali possano influire positivamente.

La Musicoterapia o le Musicoterapie, come forse sarebbe meglio definirle, nel corso degli anni hanno sviluppato, attraverso il lavoro di centinaia di professionisti che lavorano con  le sue applicazioni in molti settori ed in diversi ambiti, approcci diversificati basati su diverse visioni a volte contrastanti tra loro.

Esistono dunque approcci recettivi ed attivi e diversi metodi o modelli di riferimento. I modelli a cui facciamo riferimento in questo progetto sono modelli psicodinamici.

Alcuni modelli di intervento sono maggiormente inscrivibili in un contesto di Terapie Espressive o Arti Terapie, altri come il modello Benenzon, sono più vicini all’ambito psicologico e psicoterapeutico. I professionisti che utilizzano questi approcci rivolgono gli interventi sia in ambito clinico che socio/educativo, nei quali vi è sempre alla base la relazione e l’utilizzo di nuovi codici per sviluppare o aprire i canali comunicativi ed espressivi delle persone alle quali gli interventi vengono rivolti. Non utilizziamo quella che potrebbe essere definita la “farmacopea musicale” propria di molti approcci musicoterapici.

MODELLO BENENZON                                                                                                    Il modello di Musicoterapia ideato e teorizzato dal prof. Rolando O. Benenzon trova le sue basi in una struttura teorica del non – verbale che il professore ha realizzato nel corso di più di quaranta anni di studi e ricerche. Il modello, dunque, non è autoreferenziale, in esso vi sono diversi riferimenti teorici legati alla psicologia ed ad alcune visioni dell’uomo e del suo psichismo. Un modello, come sottolinea lo stesso Benenzon non è un insieme di tecniche o pratiche ma è soprattutto una filosofia, un modo di vedere la vita e di creare un concetto dell’uomo. L’obbiettivo principale del modello è il miglioramento della qualità di vita e della comunicazione tra gli esseri umani. Il migliorare la qualità di vita delle persone ed il migliorare la comunicazione tra loro sono due cose strettamente legate. Favorire lo sviluppo di un nuovo codice comunicativo, o meglio sarebbe dire, riscoprire o rendere consapevoli i codici comunicativi che utilizziamo è uno dei fini dell’utilizzo del non verbale nel modello. Secondo la psicologia al fine di rendere coscio l’inconscio è necessario passare attraverso l’uso della parola, nel modello Benenzon però viene dimostrato e preconizzato che non è sempre necessario ricorrere all’uso del verbale ma che anzi è possibile sviluppare un intera relazione terapeutica con il solo uso della comunicazione non – verbale quella che Watzlawick chiama comunicazione analogica. Nel modello oggi non si parla più semplicemente di Musicoterapia ma questo termine è stato sostituito dal termine Musicopsicoterapia che secondo il prof. Benenzon meglio definisce le applicazioni del modello e la sua pratica. La nuova Musicopsicoterapia si inscrive nella metodologia e tecnica delle psicoterapie non verbali, anzi lo stesso Benenzon la definisce come la psicoterapia non verbale per eccellenza. Essa però va ben distinta dalle altre psicoterapie e dalle altre terapie che speso sono confuse con la Musicoterapia. Punto cruciale di questo approccio è che esso non fa ricorso alla farmacopea sonoro-musicale presente in molti modelli musicoterapici e non, ma utilizza gli strumenti corporei-sonori-musicali per favorire e/ o intervenire nella relazione con il paziente.

“La Musicoterapia come tecnica creatrice di vincoli permetterà agli uomini di stringere migliori legami affettivi e comunicativi fra di loro, e favorirà la creazione di piccole comunità e la loro integrazione.”

R. O. Benenzon